|
|
|
Donizetti's PoliutoTeatro Donizetti, Bergamo, September 17 & 19, 2010.Photographs courtesy of the Teatro Donizetti, Bergamo
The Teatro Donizetti, Bergamo opened its autumn Gaetano Donizetti Festival with Poliuto using the new critical score edited by William Ashbrook and Roger Parker. Below Laura D'Alessandro reflected on the occasion in an article from Newsletter 114. The photographs are below the article.
DONIZETTI: UN COLPO DI FULMINE PER SEMPRE( Riflessioni a ritroso…) Laura D'AlessandroNewsletter 114, October, 2011, pp. 18-19.
Nel cartellone della stagione 2010/2011
del Teatro Regio di Torino, imperniata sulle celebrazioni dei 150 anni
dell’Unità d’Italia , è stato inserito il titolo forte de I Vespri Siciliani
di Verdi, titolo patriottico, dagli intenti di riscossa contro l’usurpatore,
dai colori fortemente risorgimentali. E uno spunto di riflessione viene dalla
presenza del tenore Gregory Kunde nel contesto di una regia attualizzatrice,
che colloca la vicenda del basso medioevo ai giorni nostri con
tanto di funerale in diretta TV del fratello di Elena, ucciso dalla
tirannide e pianto al microfono RAI dalla combattiva sorella, di
camorristi in una Sicilia dell’attentato di Capaci , di spazzatura napoletana
in mezzo alla quale si muove il corteo delle spose, di automobili sfasciate,
uffici manageriali ecc. Non ostili per pregiudizio alle pretese
innovative nel campo del teatro lirico da parte di certi registi, confessiamo
tuttavia di nutrire delle perplessità dinanzi al radicale stravolgimento
di spettacoli operistici con anacronismi che mal si conciliano, o che
addirittura fanno a pugni, con quanto pensato e voluto dagli autori
del libretto e della musica. La voce straordinaria di Gregory Kunde,
acclamatissimo da un pubblico entusiasta, riporta la mente al Poliuto
bergamasco dello scorso settembre, nella cui occasione il tenore fu
ugualmente festeggiato con ripetute chiamate sul proscenio a fronte di
una regia che divideva gli spettatori per lo spostamento ( voluto da
Marco Spada) della vicenda tratta dal martirologio cristiano all’epoca delle
persecuzioni razziali del ventesimo secolo. Da qui divise naziste e pistole
nel contesto di un libretto che prevede catacombe e martìri nel circo,
macchine fotografiche e look femminili alla Marlene Dietrich con
l’aggiunta della trepidante Paolina e dell’innamorato Severo intenti a
bere il tè in un gazebo. Unica concessione al contesto storico della vicenda ,
come contemplata da Donizetti e da Cammarano, era la sagoma di un pesce,
tradizionale simbolo cristiano, tratteggiata da lumini accesi e riflessa in uno
specchio deformante. Se questo suscitava un certo rimpianto per il richiamo al
soggetto tragico e sacro scritto dal Bergamasco per Adolphe Nourrit,
assolutamente fastidiosa ed irritante ci appariva l’irrisione dell’epoca
imperiale romana in una sorta di aberrazione cinematografica
onirico-felliniana compiuta dalle masse corali e dai figuranti. Riflettendo su questa partitura scomparsa
dal repertorio da decenni e pur tanto affascinante, ci scoprivamo feriti
dall’allestimento anche perché una siffatta lettura non poteva certo
trasmettere al grande pubblico l’arte donizettiana tutta da scoprire e da
rivalutare. L’impianto registico
militaresco strideva con la raccolta pensosità della donna pagana che
scopre il cuore palpitante del cristianesimo in Di quai soavi lagrime,
cantato da Paoletta Marrocu, e con il raccoglimento del catecumeno che invano
tenta di dimenticare la propria gelosia coniugale in D’una alma
troppo fervida, del tenore. Allo stesso modo la veemente passione di
Severo, interpretato da Simone Del Savio, appariva non credibile nel
coacervo delirante che smontava il fondale storico per ridurre tutta la vicenda
ad un piccolo dramma borghese di lui,lei,l’altro… Un
sollievo confortante veniva però dal recupero di Donizetti come musicista
ispirato che sa regalare momenti estasianti : nessuna rivisitazione
registica può infatti prevalere sulla bellezza del clou drammatico dell’opera
nello splendido concertato Dell’iniqua, del protervo e nella scena
seguente dell’abiura in cui convergono sentimento religioso e passione amorosa.
Come rileva l’indimenticato William Ashbrook, queste pagine collegano il
musicista di Bergamo alle grandi opere italiane di fine Ottocento segnando una
svolta importante nella musica e nel teatro donizettiani. Alla potenza
espressiva di questi momenti si contrappone l’intima solitudine di Poliuto in ‘Bella,
e di sol vestita’ e la solennità de ‘Il suon dell’arpe angeliche’
che conclude la tragedia : il motivo del sogno premonitore e della gioiosa
rigenerazione spirituale dei protagonisti, cioè. Un recupero di Donizetti, si osservava, che
compensa le delusioni contingenti e conferma la presa che questo compositore sa
attuare su chi lo scopre. Poche ore prima dell’inizio di Poliuto,
la Fondazione Donizetti aveva consegnato nel ridotto del Teatro il premio
biennale, intitolato al musicista, alla studiosa Franca Cella che molto
si è spesa nello studio e nella ricerca sull’arte del Bergamasco. E’ stato
motivo di profonda riflessione, e anche di emozione, l’ascoltare quanto da lei
raccontato sulle sue esperienze in proposito e sul fatto di come la
conoscenza del compositore, sperimentata in età giovanile, abbia influito
sul suo orientamento culturale e musicale. In sintesi la
professoressa Cella ha dichiarato che avvenne per lei quanto nel nostro
piccolo possiamo riconoscere per noi stessi , cioè il verificarsi di un
colpo di fulmine per sempre, iniziato nell’incontro con l’uomo e con
l’artista, mai diminuito, anzi, accresciuto nel tempo. Con queste premesse si può considerare
positiva la ripresa del Poliuto dello scorso settembre, pur in un
contesto in cui si stentava a riconoscerne la drammaturgia più autentica, in
quanto la renaissance donizettiana è , secondo noi , sempre degna di
essere presa in considerazione ed incrementata. Questa
partitura, poi, che confluì ne Les Martyrs, appare interessante e
significativa anche per le circostanze in cui nacque: dalla proibizione, da
parte della censura bigotta, di eseguirne la messa in scena a Napoli al
sodalizio umano e professionale fra il compositore e l’amico Nourrit ed alla
tragica fine di quest’ultimo, suicida per il male oscuro che lo rodeva
segretamente. Dalla corrispondenza del
tenore francese con amici e parenti conosciamo quanto questo soggetto
innovativo fosse caro a lui nonché a Donizetti, desideroso di rinnovarsi ed
aprirsi un varco verso la Francia (le tematiche del martirologio cristiano lo
facevano impazzire, confidava Nourrit…). Un insieme di elementi storici che oggi hanno anche il sapore della nostalgia per il progetto sfumato ed anche un po’ per il distaccarsi graduale e definitivo dalla sua Napoli , pregna di ricordi dolorosi , e dall’Italia del maestro di Bergamo.
Cast List and Production PhotographsThe Team
Poliuto - Gregory Kunde Paolina - Paoletta Marrocu Severo - Simone Del Savio Callistene - Andrea Papi Nearco - Massimiliano Chiarolla Felice
- Dionigi D'Ostuni
Orchestra e Coro Bergamo Musica Festival Gaetano Donizetti
Conductor - Marcello Rota Director - Marco Spada Designer - Alessandro Ciammarughi Lighting
- Fabio Rossi Chorusmaster - Fabio Tartari
|
|
Page initially published in 2008
|